Cassazione penale Sez. I sentenza n. 556 del 16 marzo 1994
ECLI:IT:CASS:1994:556PEN
Massima
Massima ufficiale
Il reato di cui all'art. 3, comma terzo, della legge 13 ottobre 1975 n. 654, nel testo sostituito dall'art. 1 del D.L. 26 aprile 1993 n. 122, conv. con modif. in legge 25 giugno 1993 n. 205 (in base al quale e` vietata "ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi"), non implica di per se` la finalita` di eversione dell'ordine democratico. Le finalita` illecite perseguite, infatti, da chi ponga in essere taluno dei comportamenti previsti dalla suddetta norma incriminatrice, pur essendo indubbiamente confliggenti con diversi principi costituzionali, tra cui, in particolare, quello di uguaglianza, non per questo comportano anche la presenza delle altre accennate finalita` di tipo eversivo, essendo queste configurabili, in generale, quando lo scopo perseguito sia non soltanto quello della diffusione di idee o di comportamenti contrari a valori tutelati dalla Costituzione, ma anche quello di ottenere, in pratica, l'effettivo risultato di un rivolgimento politico in conseguenza del quale l'assetto istituzionale dello Stato venga radicalmente mutato, perdendo le caratteristiche di fondo della democraticita`; il che implica, naturalmente, l'ulteriore condizione che siffatta finalita` sia perseguita con mezzi potenzialmente suscettibili di realizzarla. Ne consegue che, ove tali condizioni si verifichino in concreto, il reato in questione puo` risultare aggravato ai sensi dell'art. 1, comma primo, del D.L. 15 dicembre 1979 n. 625, conv. con modif. in legge 6 febbraio 1980 n. 15.
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