Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nell'esercizio della potestà di autotutela decisoria, l'amministrazione deve valutare non solo l'esistenza di un vizio dell'atto da rimuovere, ma anche la sussistenza di un interesse pubblico concreto ed attuale alla sua rimozione, effettuando una comparazione con gli interessi privati sacrificati, in particolare quando, per effetto del provvedimento reputato illegittimo, siano sorte posizioni giuridiche qualificate dall'apparenza di uno stato di diritto basato sull'atto da ritirare, rilevando l'affidamento ingenerato nell'interessato in merito alla legittimità del provvedimento. Inoltre, nell'ipotesi di procedura di gara andata deserta, l'amministrazione può procedere all'affidamento diretto della concessione alle medesime condizioni del bando, senza dover necessariamente individuare almeno tre operatori economici, ove ciò non sia possibile. L'omessa valutazione comparativa degli interessi pubblici e privati coinvolti e il difetto di adeguata motivazione sul punto rendono illegittimo il provvedimento di annullamento in autotutela.