Il contratto di appalto privato risolto per impossibilità sopravvenuta della prestazione imputabile al committente comporta il diritto dell'appaltatore al risarcimento del danno, comprensivo sia del danno emergente per le spese sostenute, incluse le spese generali, sia del lucro cessante per il mancato guadagno, con ricomprensione anche della revisione dei prezzi pattuita, indipendentemente dal fatto che i beni siano stati consegnati o meno al committente. La risoluzione del contratto di appalto, caratterizzato da esecuzione prolungata, ha natura retroattiva, con conseguente necessità di ripristinare la situazione patrimoniale delle parti antecedente la conclusione del negozio. La richiesta di risarcimento del danno è compatibile con la risoluzione del contratto, al fine di conseguire la riparazione del pregiudizio patrimoniale non eliminabile attraverso le dovute restituzioni, essendo il danno emergente e il lucro cessante determinabili sulla base dei normali criteri previsti dall'art. 1223 c.c. come conseguenza immediata e diretta dell'inadempimento imputabile al committente.