Il giudice, ai fini dell'applicazione della misura di sicurezza dell'espulsione dello straniero dal territorio dello Stato per uno dei reati previsti dal D.P.R. n. 309 del 1990, art. 86, è tenuto a effettuare non solo l'accertamento della sussistenza in concreto della pericolosità sociale del condannato, ma anche un esame comparativo della sua condizione familiare con gli altri criteri di valutazione indicati dall'art. 133 c.p., in una prospettiva di bilanciamento tra l'interesse generale alla sicurezza sociale e quello del singolo alla vita familiare, anche quando gli altri componenti del nucleo familiare non abbiano cittadinanza italiana. Tale obbligo di valutazione comparativa trova fondamento nei principi costituzionali, nell'art. 8 CEDU e nell'art. 19, comma 1.1, del D.Lgs. n. 286 del 1998, come modificato dal D.L. n. 130 del 2020, convertito dalla L. n. 173 del 2020, che attribuisce rilievo diretto all'integrazione sociale e familiare dello straniero in Italia, indipendentemente dalla nazionalità dei componenti del nucleo familiare. Il giudice, pertanto, prima di disporre l'espulsione, deve dare conto con espressa e congrua motivazione dell'esito di tale bilanciamento.