Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13596 del 12 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:13596PEN

Massima

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Il comportamento di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, anche se percepito come dilatorio o ostativo dall'utente, non costituisce una provocazione idonea a giustificare l'uso di espressioni ingiuriose nei suoi confronti, in quanto l'esimente della provocazione richiede un fatto ingiusto grave e determinato, tale da turbare profondamente l'animo dell'agente e da indurlo a reagire con una condotta sproporzionata. Inoltre, le dichiarazioni testimoniali indirette, relative a voci correnti nel pubblico, non possono essere utilizzate per provare i fatti oggetto di imputazione, in quanto inammissibili ai sensi dell'art. 194, comma 3, c.p.p. Tuttavia, la responsabilità penale per il reato di ingiuria può essere accertata sulla base di altre prove, come le dichiarazioni della persona offesa e di testimoni diretti, purché valutate in modo prudente e coerente dal giudice di merito, il cui apprezzamento dei fatti è insindacabile in sede di legittimità, salvo che non risulti viziato da manifesta illogicità o travisamento della prova.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. NAPPI Aniello - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) VI. LU. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 38/2008 TRIBUNALE di NAPOLI, del 13/05/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/03/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PIERO SAVANI;

udito il P.G. in persona del Dott. SALZANO Francesco che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito, per la parte civile, l'Avv. Bassetta;

udito il difensore avv…

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