Cassazione penale Sez. V sentenza n. 49676 del 30 ottobre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:49676PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La responsabilità penale per diffamazione a mezzo internet può essere attribuita all'imputato sulla base di un complesso di elementi probatori indiziari, quali l'utilizzo di pseudonimi riconducibili all'imputato, l'accesso da un indirizzo IP corrispondente alla sua abitazione e l'inserimento di messaggi offensivi in orari notturni, che consentano di ricostruire in modo logico, armonico e consonante la sua responsabilità, senza che sia necessario l'accertamento tecnico dell'autore materiale dell'accesso. Tuttavia, qualora l'imputato prospetti in modo specifico e documentato la possibilità di una provocazione da parte della persona offesa, il giudice è tenuto a valutare tale circostanza in modo completo e articolato ai fini della delibazione delle pretese civilistiche, non potendo limitarsi a considerare solo la data di alcuni messaggi esplicitamente menzionati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. DE MARZO Giusep - Rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 05/04/2016 della CORTE APPELLO di TORINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. De Marzo Giuseppe;
udito il Procuratore Generale, in persona del Dott. Corasaniti Giuseppe che ha concluso per l'annullamento senza rinvio per intervenuta prescrizione;
udito il difensore, Avv. (OMISSIS), il quale ha concluso per l'accoglimento del ricorso presentato.
RITENUTO IN FATTO E CON…

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