Il ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p. è ammissibile solo per far valere errori "materiali" o "di fatto" commessi dalla Corte di cassazione, che consistano in un errore percettivo causato da una svista o da un equivoco nella lettura degli atti del giudizio di legittimità, tale da determinare una decisione diversa da quella che sarebbe stata adottata in assenza di tale errore. Esso non può essere proposto per dedurre vizi di motivazione della decisione della Corte di cassazione, né per far valere errori di diritto. Inoltre, il ricorso straordinario è ammissibile anche avverso le decisioni della Corte di cassazione che intervengono a stabilizzare il giudicato, come nel caso di decisioni rese su ricorso avverso l'ordinanza del giudice dell'esecuzione, quando tale decisione determina l'irrimediabilità del pregiudizio derivante dall'errore di fatto. Tuttavia, il ricorso è inammissibile quando il rimedio attivato dinanzi al giudice dell'esecuzione non è previsto dall'ordinamento processuale, come nel caso di richiesta di declaratoria di nullità del titolo esecutivo o di revoca della condanna per violazione dell'art. 6 CEDU, in assenza delle condizioni stabilite dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 113 del 2011 per adeguare l'ordinamento interno a una decisione definitiva della Corte EDU.