Cassazione penale Sez. V sentenza n. 561 del 12 gennaio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:561PEN

Massima

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Il reato di diffamazione è integrato dalla semplice pronuncia, in presenza di terzi, di una frase o espressione avente contenuto e tenore obiettivamente offensivi secondo il comune senso di apprezzamento, a prescindere dal movente o dallo stato d'animo dell'agente. Anche l'utilizzo di un'espressione come "bastardo", pur se ormai distaccata dalla sua originaria accezione semantica, mantiene una valenza offensiva e spregiativa nell'opinione pubblica, configurando il reato di diffamazione. La mancata identificazione del soggetto che presenta la querela da parte dell'autorità che la riceve non determina l'invalidità dell'atto, purché risulti altrimenti certo che il proponente è il soggetto legittimato a proporla. L'obbligo di attestare espressamente il ricevimento della querela da parte dell'autorità è correlato al diritto del querelante di ottenere tale attestazione, ma non può configurarsi un obbligo in tal senso anche in caso di mancata richiesta da parte dell'avente diritto, potendo l'identificazione del querelante essere desunta dalla sequenza degli atti procedimentali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio Presidente del 19/10/2 -

Dott. DUBOLINO Pietro Consigliere SENTE -

Dott. DE BERARDINIS Silvana Consigliere N. 2 -

Dott. VESSICHELLI Maria rel. Consigliere REGISTRO GENER -

Dott. ZAZA Carlo Consigliere N. 50925/2 -

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS), N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 47/2009 TRIBUNALE di NAPOLI, del 22/03/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/10/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Volpe Giuseppe, che ha conclu…

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