Cassazione penale Sez. II sentenza n. 33631 del 2 settembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:33631PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando la minaccia di un male legalmente giustificato è posta in essere non per esercitare un diritto, ma con il proposito di coartare la volontà di altri al fine di conseguire un ingiusto profitto, anche attraverso l'utilizzo improprio di mezzi giuridici. Pertanto, il mero riferimento a pretesi diritti non è sufficiente a integrare la fattispecie dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, qualora l'azione reiterata sia finalizzata al conseguimento di un ingiusto vantaggio patrimoniale mediante violenza e minaccia. In tali casi, la condotta dell'agente è penalmente rilevante ai sensi del delitto di estorsione, a prescindere dalla possibilità per l'imputato di ricorrere al giudice per ottenere il soddisfacimento della pretesa in via giudiziale. Ciò in quanto l'elemento psicologico che connota il reato di estorsione è la coscienza dell'agente di pretendere qualcosa che non gli è dovuto, a differenza dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in cui l'agente è animato dalla convinzione di far valere una pretesa legittima, ancorché eventualmente infondata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COSENTINO Giuseppe Mari - Presidente

Dott. PAGANO Filiberto - Consigliere

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. RAGO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) TA. OM. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 30/10/2008 CORTE APPELLO SEZ. DIST. di SASSARI;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAGANO FILIBERTO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. LO VOI Francesco, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

OSSERVA

Il difensore di Ta. Om. r…

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