Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24382 del 16 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:24382PEN

Massima

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Il riconoscimento della responsabilità penale dell'imputato per i reati di minacce e ingiurie può fondarsi sulle dichiarazioni concordanti della persona offesa e di un testimone oculare, le quali, se ritenute attendibili dal giudice di merito sulla base di elementi oggettivi, costituiscono prova sufficiente ai fini della pronuncia di condanna, senza che sia necessaria una specifica motivazione in ordine a circostanze marginali non oggetto di specifica contestazione da parte della difesa. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella determinazione della pena, entro i limiti edittali, tenuto conto delle circostanze del caso concreto, senza che la Corte di Cassazione possa sindacare tale valutazione se non in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza. La sanzione pecuniaria irrogata, qualificata erroneamente come "ammenda" anziché "multa", può essere rettificata d'ufficio dalla Corte di Cassazione in sede di giudizio di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - rel. Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) MO. EN. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 162/2004 GIUDICE DI PACE di RIMESTI, del 04/10/2005;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 25/03/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALATI Giovanni che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Propone ric…

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