Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nella valutazione dello spazio individuale minimo di tre metri quadrati da assicurare ad ogni detenuto affinché lo Stato non incorra nella violazione del divieto di trattamenti inumani o degradanti stabilito dall'art. 3 della Convenzione EDU, si deve avere riguardo alla superficie che assicura il normale movimento nella cella. Pertanto, vanno detratti dal computo della superficie disponibile gli arredi tendenzialmente fissi al suolo, tra cui rientrano non solo i letti a castello, ma anche i letti singoli, in quanto, pur essendo per loro natura mobili, per il loro ingombro e peso, limitano in modo rilevante la possibilità di normale movimento dei detenuti all'interno della cella. Il criterio di calcolo deve essere orientato a garantire ai detenuti uno spazio più ampio concretamente utile per il movimento, in attuazione dei principi costituzionali e convenzionali di umanità della pena e di suo necessario orientamento alla rieducazione del condannato. La valutazione del giudice ex art. 35-ter ord. pen. non può quindi limitarsi a un mero calcolo geometrico della superficie disponibile, ma deve tenere conto anche degli arredi che, pur essendo mobili, limitano in modo rilevante la possibilità di normale movimento dei detenuti all'interno della cella.