Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nell'esercizio delle proprie funzioni, omette o ritarda consapevolmente l'adozione di atti dovuti per ragioni di giustizia, senza giustificato motivo, integra il reato di omissione di atti d'ufficio di cui all'art. 328 c.p., a prescindere dalla richiesta del privato interessato, quando tale omissione o ritardo sia idoneo a ledere diritti o interessi tutelati dall'ordinamento. Tuttavia, perché tale reato si configuri, è necessario che l'agente pubblico abbia la consapevolezza del carattere doveroso dell'atto omesso, non essendo sufficiente la mera violazione di un dovere di ufficio. Inoltre, il reato di abuso d'ufficio di cui all'art. 323 c.p. richiede la violazione di una specifica norma di legge, senza residui di discrezionalità, e la causazione di un danno ingiusto, effettivo e non meramente ipotetico, alla parte offesa. Il dolo di tale reato è escluso quando il perseguimento dell'interesse pubblico costituisca l'obiettivo principale dell'agente, anche in presenza di un concorrente scopo di vantaggio o danno.