Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, con la presente sentenza, ha stabilito che: 1. Gli interventi edilizi realizzati dal ricorrente, consistenti nella realizzazione di un piano ammezzato con cucina avente altezza utile inferiore ai minimi previsti dalla normativa, nonché nel rialzo della copertura dell'immobile, comportano un incremento volumetrico e di superficie non consentito nella zona urbanistica "A" del centro storico, in violazione delle norme del vigente PRG. Tali interventi, pertanto, non possono essere ricondotti agli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia suscettibili di sanatoria ai sensi dell'art. 37 del D.P.R. 380/2001, in quanto hanno determinato una modifica della volumetria complessiva dell'edificio. 2. La realizzazione di opere edilizie in assenza del prescritto titolo abilitativo, comportanti un incremento volumetrico e di superficie, integra un illecito edilizio, la cui rimozione può essere ordinata dall'Amministrazione attraverso l'adozione di un provvedimento di ingiunzione a demolire, ai sensi dell'art. 33 del D.P.R. 380/2001. 3. L'Amministrazione, nell'adottare il provvedimento di ingiunzione a demolire, non è tenuta a motivare in modo analitico la propria scelta, essendo sufficiente la mera "giustificazione" della sussistenza dell'illecito edilizio, senza necessità di una ponderazione degli interessi contrapposti. Inoltre, non rileva l'eventuale "preesistenza" delle opere, in assenza di idonea prova documentale fornita dal trasgressore. 4. La valutazione circa la possibilità di applicare la sanzione pecuniaria sostitutiva della demolizione, prevista dall'art. 33, comma 2, del D.P.R. 380/2001, è rimessa alla fase esecutiva del provvedimento sanzionatorio, sulla base di un motivato accertamento tecnico, e non costituisce un requisito di legittimità dell'ordine di demolizione.