Cassazione penale Sez. V sentenza n. 35240 del 13 settembre 2012

ECLI:IT:CASS:2012:35240PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali, riferisce ad altro pubblico ufficiale competente notizie riguardanti il comportamento di un subordinato, anche se in presenza di un terzo soggetto parimenti tenuto a obblighi di riservatezza, non commette il reato di diffamazione, in quanto la sua condotta è riconducibile all'adempimento di un dovere d'ufficio ai sensi dell'art. 51 c.p. Ciò a condizione che il pubblico ufficiale agisca in buona fede, ritenendo ragionevolmente di adempiere a un obbligo istituzionale, e che le modalità della comunicazione siano proporzionate allo scopo perseguito. Il giudice, pertanto, è tenuto a verificare attentamente le circostanze concrete del caso, valutando la posizione istituzionale dell'agente, la natura delle informazioni comunicate, la presenza di eventuali terzi e le loro specifiche qualifiche, nonché l'assenza di intenti meramente diffamatori, al fine di accertare la configurabilità della scriminante dell'adempimento di un dovere.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 30/11/2010 del Tribunale di Pesaro, Sezione distaccata di Fano;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Carlo Zaza;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Lettieri Nicola, che ha concluso per l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata;

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