Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9309 del 2 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:9309PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle proprie funzioni, diffonde informazioni lesive della reputazione di un altro soggetto, commette il reato di diffamazione, anche qualora tali informazioni siano state diffuse nell'ambito di un'attività di informazione o di tutela di interessi privati. La qualifica di pubblico ufficiale del soggetto offeso non esclude la configurabilità del reato, né la possibilità di ottenere il risarcimento del danno, atteso che la diffamazione è reato perseguibile a querela di parte e la qualifica di pubblico ufficiale non costituisce causa di giustificazione. Inoltre, la pendenza di un giudizio civile avente ad oggetto la restituzione di somme di denaro non sospende il procedimento penale per diffamazione, in quanto le due azioni hanno oggetti e finalità distinte. Infine, l'acquisizione della querela da parte del giudice, anche oltre il termine previsto, non determina nullità del procedimento, in quanto tale atto è consentito dalla giurisprudenza di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. DE BERNARDINIS Silvana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SA. ER. DI. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 11/01/2008 TRIBUNALE di MESSINA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott.

DE BERARDINIS SILVANA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Monetti Vito che ha concluso per l'inammissibilita'.

RITENUTO IN FATTO

- Con sentenza in data 11 g…

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