Il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche attraverso l'esercizio di violenza e costrizione nei confronti degli immigrati, costituisce un grave reato che viola la dignità umana e l'ordinato flusso migratorio. La condotta degli imputati, consistita nel prendere in consegna gli immigrati all'atto dello sbarco, condurli in una struttura abbandonata e sottoporli a trattamenti degradanti e violenze per costringerli al pagamento del prezzo del viaggio, integra gli estremi del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aggravato dalla sottoposizione delle vittime a condizioni disumane e dal concorso di più persone. Le dichiarazioni accusatorie rese dagli immigrati, ritenute attendibili e concordanti, costituiscono prova sufficiente della responsabilità degli imputati, non potendo essere disattese sulla base di mere ipotesi difensive non sorrette da elementi concreti. Il diniego delle attenuanti generiche è giustificato dalla gravità delle condotte, dalle umilianti condizioni inflitte alle vittime e dall'assenza di segni di resipiscenza, elementi che rendono la pena inflitta proporzionata alla responsabilità degli imputati.