Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 26550 del 24 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:26550PEN

Massima

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Il semplice rapporto di parentela tra gli indagati non costituisce di per sé prova o indizio sufficiente dell'appartenenza di taluno all'associazione di tipo mafioso, essendo necessario che tale legame familiare sia accompagnato da altri elementi indiziari che dimostrino la concreta partecipazione dell'indagato alle attività del sodalizio criminoso. La mera conoscenza da parte del genitore delle dinamiche interne al gruppo criminale di cui il figlio è partecipe e il suo interesse per tali vicende, non sono elementi idonei a provare la partecipazione del genitore all'associazione mafiosa, in assenza di ulteriori riscontri probatori che dimostrino il suo contributo consapevole e volontario al raggiungimento degli scopi dell'organizzazione. La giurisprudenza di legittimità ha infatti affermato che i rapporti di parentela o affinità tra i presunti partecipi di un'associazione mafiosa non possono di per sé costituire prova o indizio dell'appartenenza di taluno all'associazione, essendo necessario che tali legami siano accompagnati da altri elementi che comprovino la concreta partecipazione dell'indagato alle attività del sodalizio criminoso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IPPOLITO Frances - Presidente

Dott. ROTUNDO Vincenz - Consigliere

Dott. VILLONI O. - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA Benedet - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), n. (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 1016/2014 del Tribunale del Riesame di Lecce del 02/01/2015;

esaminati gli atti e letti il ricorso ed il provvedimento decisorio impugnato;

udito il Pubblico Ministero in persona del sostituto PG, Dott. Riello L., che ha concluso per l'inammissibilita';

udita in camera di consiglio la relazione del consigliere, Dott. Orlando Villoni.

RITENUTO IN FATTO

1. Con l'ordinanza imp…

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