Consiglio di Stato sentenza n. 1734 del 2023

ECLI:IT:CDS:2023:1734SENT

Massima

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Il Comune può legittimamente ordinare la demolizione di opere edilizie abusive, anche se realizzate in epoca remota e da soggetti diversi dall'attuale proprietario, senza necessità di motivare in ordine alle ragioni di pubblico interesse che impongono il ripristino della legalità violata. L'amministrazione comunale, infatti, è tenuta a esercitare il proprio potere repressivo degli abusi edilizi in modo vincolato, senza che sia necessaria la previa comunicazione di avvio del procedimento, in quanto l'adozione dell'ordinanza di demolizione non può che sfociare nell'accertamento della natura abusiva dell'intervento e nella conseguente irrogazione della sanzione demolitoria. Ciò anche quando l'interessato abbia presentato un'istanza di accertamento di conformità ai sensi dell'art. 36 del d.P.R. n. 380/2001, poiché tale domanda non determina l'inefficacia del provvedimento sanzionatorio pregresso, ma solo la sospensione della sua esecuzione fino alla definizione del relativo procedimento. L'amministrazione comunale, inoltre, nel valutare la natura abusiva degli interventi, non può procedere in modo atomistico, ma deve considerare l'unitarietà dell'intervento complessivamente realizzato, senza possibilità di frazionamento artificioso finalizzato all'elusione dei presupposti e dei limiti di ammissibilità della sanatoria. Pertanto, anche opere di modesta entità, se inserite in un contesto di più ampi interventi abusivi, possono essere legittimamente sanzionate con la demolizione, senza che rilevi la loro qualificazione come "abusi minori" soggetti al solo regime sanzionatorio pecuniario.

Sentenza completa

Pubblicato il 20/02/2023

N. 01734/2023REG.PROV.COLL.

N. 00388/2019 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 388 del 2019, proposto da
Maria Rosaria Ruocco e Vincenzo Manzo, rappresentati e difesi dagli avvocati Mario Farace e Paolo Imperato, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso lo studio dell’avvocato Massimo Criscuolo in Roma, via Cosseria, n. 2;

contro

Comune di Minori, non costituito in giudizio;

per la riforma

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania n. 808/2018.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visti tutti gli atti della causa;

Visto l'art. 87, comma 4-bis, cod.proc.amm.;

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