La revoca della patente di guida costituisce atto dovuto a seguito dell'esito negativo dell'esame di idoneità alla guida disposto in sede di revisione, in quanto il mancato superamento di tale esame comporta l'accertamento dell'inidoneità psicofisica alla guida ai sensi dell'art. 130 del Codice della Strada. Il provvedimento di revoca, pertanto, non può essere sindacato nel merito dal giudice amministrativo, essendo la sua adozione conseguenza necessaria e automatica del risultato negativo dell'esame di revisione, al quale il titolare della patente ha prestato acquiescenza sottoponendovisi. In tale contesto, il ricorso avverso il provvedimento di revoca è manifestamente infondato, in quanto la legittimità della disposta revisione non può essere messa in discussione a seguito della partecipazione del ricorrente all'esame di idoneità, con le conseguenti ricadute in ordine alla procedibilità o ammissibilità di un eventuale ricorso avverso il provvedimento presupposto di revisione. Pertanto, il giudice amministrativo è tenuto a respingere il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese di lite, pur in misura contenuta in ragione della natura meramente formale della costituzione dell'amministrazione convenuta.