Cassazione penale Sez. I sentenza n. 11468 del 22 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:11468PEN

Massima

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Il metodo mafioso, caratterizzato dall'utilizzo della forza di intimidazione del vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva, può integrare l'aggravante di cui all'art. 7 del d.l. n. 152/1991 anche in assenza di una diretta partecipazione dell'indagato all'associazione mafiosa, purché la condotta delittuosa sia finalizzata ad agevolare l'attività della consorteria criminale. La sussistenza di tale aggravante non richiede necessariamente il comprovato collegamento dell'indagato con il sodalizio mafioso, essendo sufficiente che le modalità di esecuzione del reato siano tali da evidenziare l'avvalimento della forza intimidatrice propria del vincolo associativo. Inoltre, il collegamento tra episodi delittuosi apparentemente distanti nel tempo può essere desunto dalle risultanze processuali, anche in assenza di un diretto rapporto tra l'indagato e la persona offesa, ove emerga una finalità unitaria della condotta criminosa. In tal caso, non è configurabile la desistenza volontaria, essendo la condotta estorsiva protrattasi oltre il primo episodio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Presidente

Dott. CAVALLO Aldo - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. MAZZEI Antonella P. - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) AT. MA. , N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 740/2010 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO, del 08/07/2010

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ALDO CAVALLO;

sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), il quale ha chiesto il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. - At. Ma. e' stato raggiunto da ordinanza emessa il 25 giugno 2010 dal GIP del Tribunale di Catan…

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