Il termine breve di impugnazione di un provvedimento giurisdizionale decorre dalla conoscenza legale dello stesso, anche quando la parte abbia erroneamente proposto un mezzo di impugnazione diverso da quello effettivamente esperibile. Pertanto, la proposizione di un reclamo ex art. 308 c.p.c. avverso un'ordinanza dichiarativa dell'estinzione del giudizio adottata dal tribunale in composizione monocratica equivale, ai fini del decorso del termine breve di cui all'art. 325 c.p.c. per l'appello, alla conoscenza legale della notificazione dell'ordinanza stessa. Di conseguenza, l'appello proposto successivamente al decorso del termine breve è inammissibile per tardività, indipendentemente dalla pendenza di un giudizio penale connesso all'oggetto della controversia civile estinta. La rinuncia agli atti del giudizio da parte dell'attore e del convenuto non produce effetti nei confronti dei terzi intervenuti in causa, i quali conservano il diritto di ottenere una pronuncia nel merito delle domande da essi proposte. Tuttavia, in assenza di un interesse qualificato alla prosecuzione del giudizio, il terzo interveniente non può far valere tale diritto, essendo la sede civile autonoma e separata rispetto a quella penale.