Il reato di danneggiamento semplice, previsto dall'art. 635, comma 1, c.p. all'epoca della sentenza impugnata, è stato successivamente depenalizzato per effetto del D.Lgs. n. 7 del 2016, art. 2. Pertanto, la condotta di danneggiamento non è più prevista dalla legge come reato, comportando l'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna e la revoca dei capi concernenti gli interessi civili, in applicazione del principio di abolitio criminis stabilito dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione nella sentenza n. 46688 del 2016. Il giudice di legittimità, in presenza di una modifica normativa che ha depenalizzato il fatto contestato, è tenuto ad annullare senza rinvio la sentenza di condanna, in quanto il fatto non è più previsto dalla legge come reato, con conseguente revoca dei capi riguardanti gli interessi civili, in ossequio al principio di legalità e al divieto di applicazione retroattiva della legge penale sfavorevole all'imputato.