Il reato di maltrattamenti in famiglia si configura quando vi sia la reiterazione di condotte vessatorie, anche non necessariamente delittuose, che determinano sofferenze fisiche o morali, a prescindere dalla durata complessiva del periodo in cui tali condotte si sono verificate rispetto all'intera durata della convivenza. L'abitualità della condotta, elemento costitutivo del reato, non richiede che le condotte si siano protratte per un periodo prolungato, essendo sufficiente la loro ripetizione anche in un contesto temporale limitato. Inoltre, l'attendibilità della persona offesa, pur in assenza di testimonianze di altri soggetti, può essere sufficiente a provare la sussistenza del reato, specie ove supportata da altri elementi di riscontro. Infine, l'aggravante di cui all'art. 585 c.p. in combinato disposto con l'art. 576 c.p., comma 1, n. 5, rende il reato di lesioni personali lievi procedibile d'ufficio, anche in presenza del reato di maltrattamenti in famiglia.