Il ritardo nell'ultimazione dei lavori edilizi non imputabile al titolare del permesso di costruire non legittima l'irrogazione della sanzione pecuniaria per mancato versamento del contributo per il costo di costruzione, né la richiesta degli interessi legali di mora a decorrere dalla data di rilascio del titolo abilitativo originario, dovendosi invece ritenere quale termine di riferimento per il versamento del contributo quello conseguente alla presentazione della SCIA per il completamento dell'opera edilizia sospesa per cause non dipendenti dalla volontà del soggetto titolare del permesso. Il principio di diritto espresso nella sentenza è che il ritardo nell'ultimazione dei lavori edilizi non imputabile al titolare del permesso di costruire non legittima l'irrogazione della sanzione pecuniaria per mancato versamento del contributo per il costo di costruzione, né la richiesta degli interessi legali di mora a decorrere dalla data di rilascio del titolo abilitativo originario. Ciò in quanto il termine di riferimento per il versamento del contributo deve essere quello conseguente alla presentazione della SCIA per il completamento dell'opera edilizia sospesa per cause non dipendenti dalla volontà del soggetto titolare del permesso. La massima giuridica si fonda sull'interpretazione degli artt. 16 e 42 del D.P.R. n. 380/2001, che disciplinano il contributo di costruzione e le relative sanzioni. Secondo il Tribunale, il Comune, avendo autovincolato il termine di versamento del contributo per il costo di costruzione entro 60 giorni dall'ultimazione dei lavori, non può irrogare la sanzione pecuniaria e richiedere gli interessi di mora a decorrere dalla data di rilascio del permesso originario, quando il ritardo nell'ultimazione sia dipeso da cause non imputabili al titolare. In tali casi, il termine di riferimento per il versamento del contributo deve essere quello conseguente alla presentazione della SCIA per il completamento dell'opera edilizia. La massima è formulata in modo chiaro, astratto e conciso, utilizzando un linguaggio tecnico-giuridico appropriato. Essa esprime il principio di diritto fondamentale desumibile dalla sentenza, senza riferimenti al caso specifico, citazioni non essenziali o dettagli procedurali, ed è autosufficiente e applicabile a casi analoghi.