Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'ipotesi associativa prevista dall'art. 270 bis c.p. non ricorre quando gli indagati, pur appartenendo a un filone anarchico, non hanno compiuto atti tali da creare una concreta intimidazione dell'intera collettività o da produrre grave danno allo Stato. In tali casi, la condotta è riconducibile alla fattispecie di cui all'art. 270 c.p., con esclusione della circostanza aggravante di cui all'art. 270 bis c.p. Inoltre, le condotte contestate ai sensi dell'art. 280 bis c.p. non sono idonee a costringere i pubblici poteri a compiere o astenersi dal compiere atti del proprio ufficio, non integrando quindi tale fattispecie criminosa. Tuttavia, la riqualificazione giuridica dei fatti non comporta necessariamente il mutamento della misura cautelare, qualora emerga una reiterazione delle condotte e l'inserimento nel contesto che le ha prodotte. L'applicazione della misura cautelare deve essere adeguatamente motivata, tenendo conto degli elementi di prova raccolti e delle peculiarità della condotta complessiva degli indagati.