Il risultato positivo dell'alcoltest costituisce prova dello stato di ebbrezza del conducente, in ragione dell'affidabilità di tale strumento di misurazione, dovuta ai controlli periodici volti a verificarne il perdurante funzionamento successivamente all'omologazione e alla taratura. Pertanto, l'onere di fornire la prova contraria a tale accertamento, dimostrando l'assenza o l'inattualità dei prescritti controlli, grava sulla difesa dell'imputato, la quale può adempiere a tale onere, ad esempio, attraverso l'escussione del dirigente del reparto addetto ai controlli o la produzione di copia del libretto metrologico dell'etilometro. L'esito positivo dell'alcoltest, in assenza di prova contraria, è sufficiente a fondare la responsabilità penale del conducente per il reato di guida in stato di ebbrezza, senza che rilevi la mancata consecutorietà degli scontrini attestanti le prove, essendo tale circostanza adeguatamente motivata dal giudice di merito. L'applicazione dell'istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto, di cui all'art. 131-bis c.p., non è nella disponibilità dell'imputato, trattandosi di una valutazione rimessa al giudice in relazione all'assenza di un interesse dello Stato alla punizione, diversamente dall'applicazione del beneficio previsto dall'art. 186, comma 9-bis, c.d.s., che presuppone la condanna.