Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso proposto avverso il provvedimento con cui il Comune aveva dichiarato l'inefficacia di una concessione per l'occupazione di suolo pubblico, ha affermato il seguente principio di diritto: Il provvedimento con cui l'amministrazione comunale intende annullare d'ufficio un precedente atto ampliativo della sfera giuridica del privato, pur in presenza di violazioni di legge o di regolamento occorse nel relativo procedimento, deve essere adottato nel rispetto delle garanzie previste dall'art. 21-nonies della legge n. 241 del 1990. In particolare, l'amministrazione è tenuta a comunicare l'avvio del procedimento di riesame e a valutare discrezionalmente la sussistenza di un interesse pubblico specifico ed ulteriore rispetto al mero ripristino della legalità violata, idoneo a prevalere sull'affidamento maturato dal privato. L'omissione di tali adempimenti determina l'illegittimità del provvedimento di secondo grado adottato in autotutela. Inoltre, la posa in opera temporanea su vie, piazze, strade e altri spazi aperti di interesse culturale e paesaggistico di strutture amovibili ed elementi di arredo funzionali all'attività, come nel caso di specie, non è subordinata alle autorizzazioni di cui agli artt. 21 e 146 del d.lgs. n. 42 del 2004, in virtù delle deroghe introdotte dagli artt. 9-ter, comma 5, del d.l. n. 137 del 2020 e 40, comma 1, del d.l. n. 144 del 2022, applicabili fino al 31 dicembre 2024. Inoltre, tali attività rientrano nell'alveo dell'edilizia libera ai sensi dell'art. 6, comma 1, del d.P.R. n. 380 del 2001.