Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti sussiste quando tra tre o più persone si instaura, anche di fatto, un patto che presenta la cosiddetta "affectio societatis", in forza del quale tutti gli aderenti sono consapevolmente portati ad operare nel settore del narcotraffico, nella consapevolezza che le attività proprie ed altrui ricevano vicendevole ausilio e contribuiscano all'attuazione del programma criminale comune. Ciò che rileva non è un formale accordo costitutivo, ma l'esistenza di fatto della struttura associativa prevista dalla legge, nella quale si inserisce il contributo apportato dal singolo partecipante nella prospettiva del perseguimento dello scopo comune. Il vincolo associativo può essere desunto anche dalla stabile collaborazione tra i partecipi, dai loro ruoli e funzioni all'interno del sodalizio, dai reciproci rapporti e contatti, dalla consapevolezza di operare in un contesto criminale organizzato, nonché dalla realizzazione di reati-fine che dimostrino il perseguimento di un programma criminoso unitario. Ai fini della configurabilità dell'associazione non è necessario un accordo formale, essendo sufficiente un patto anche di fatto che presenti i requisiti dell'affectio societatis e della consapevolezza di operare in un contesto criminale organizzato. Inoltre, il ruolo di promotore o di organizzatore dell'associazione può essere rivestito non solo da chi ne sia stato l'iniziatore, ma anche da chi, rispetto ad un gruppo già costituito, provochi ulteriori adesioni e sovrintenda alla complessiva attività di gestione, assumendo funzioni decisionali.