Il vincolo di inedificabilità assoluta di cui all'art. 15, lett. a), della l.r. n. 78/1976, come interpretato in modo autentico dall'art. 2, comma 3, della l.r. n. 15/1991, è immediatamente precettivo non solo per le pubbliche amministrazioni, ma anche per i privati che intendano esercitare lo ius aedificandi, con la conseguenza che non possono essere sanate, mediante concessione in sanatoria, le costruzioni abusive realizzate entro i 150 metri dalla battigia, a prescindere dal fatto che l'area sia già caratterizzata dalla presenza di altri edifici abusivi realizzati prima dell'entrata in vigore della citata normativa regionale. Infatti, l'art. 14 della l.r. n. 37/1985, che prevede la redazione obbligatoria dei piani particolareggiati di recupero urbanistico solo per gli agglomerati con determinate caratteristiche volumetriche e di degrado, non impone all'amministrazione comunale l'obbligo di redigere tali piani, trattandosi di attività ampiamente discrezionale, mentre l'art. 12 della l.r. n. 26/1986 consente la sanatoria delle costruzioni abusive in aree vincolate solo qualora esse risultino già ricomprese in piani particolareggiati di recupero approvati, e non anche in ipotesi di meri piani in itinere o solo ipotizzabili. Pertanto, il diniego di concessione in sanatoria per un immobile abusivo realizzato entro i 150 metri dalla battigia, in zona sottoposta a vincolo di inedificabilità assoluta, è legittimo, non potendo trovare applicazione le deroghe previste per le costruzioni iniziate prima dell'entrata in vigore della l.r. n. 37/1985 e le cui strutture essenziali siano state portate a compimento entro il 31 dicembre 1976.