Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudice può ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari ai fini dell'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di un indagato per reati di spaccio di sostanze stupefacenti, anche in assenza di un riscontro diretto della cessione dello stupefacente, quando: 1) le modalità dell'incontro tra l'indagato e il soggetto a cui è stata ceduta la droga, avvenuto in strada con arrivo su auto diverse e la successiva perquisizione del veicolo del cessionario che ha portato al rinvenimento di una rilevante quantità di stupefacente, rendono logicamente e razionalmente plausibile l'ipotesi che l'indagato abbia ceduto la sostanza; 2) l'indagato è noto agli agenti di polizia come soggetto non estraneo al traffico di stupefacenti, anche in relazione a precedenti episodi di spaccio; 3) le intercettazioni telefoniche, pur contenendo un linguaggio criptico, consentono di ricostruire in modo coerente e privo di interpretazioni alternative il coinvolgimento dell'indagato in attività di cessione di droga; 4) la rilevante quantità di stupefacente sequestrato e il suo valore economico sono indicativi di un elevato grado di professionalità e di collegamenti estesi e duraturi dell'indagato nel settore del narcotraffico, a prescindere dalla prova della sua capacità reddituale da attività lecite.