Cassazione penale Sez. I sentenza n. 1287 del 20 luglio 1983
ECLI:IT:CASS:1983:1287PEN
Massima
Massima ufficiale
La particolare cognizione di merito attribuita al tribunale della libertà, caratterizzata, a norma degli artt. 263 bis e 263 ter cod. proc. pen., dalla tassatività e dalla brevità dei termini, è volta non tanto a verificare i vizi formali del provvedimento sottoposto a riesame, bensì ad offrire all'interessato un rapido mezzo di controllo sulla sussistenza dei presupposti in tema di limitazione della libertà personale. Ne consegue che, accertata la presenza delle condizioni per la emissione del provvedimento restrittivo della libertà personale, il giudice in conformità ai principi generali del vigente ordinamento processuale, deve eliminare, tranne che la legge disponga diversamente, le dedotte nullità oltre che correggere gli eventuali errori, procedendo così ad integrare le carenze e le insufficienze di motivazione della misura sottoposta a riesame. (Nella specie, sulla base dell'enunciato principio, si è disattesa la richiesta difensiva di annullamento del provvedimento restrittivo della libertà personale, il quale, ancorché privo di motivazione circa la indicazione delle fonti di prova, è stato ritenuto legittimo in dipendenza della motivazione integratrice contenuta nell'ordinanza di conferma del tribunale della libertà).
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