Il decreto di esproprio, adottato ai sensi dell'art. 23 del d.P.R. n. 327/2001, costituisce un atto autoritativo dell'amministrazione, la cui legittimità non può essere condizionata da eventuali contratti preliminari di compravendita intercorsi tra il privato espropriato e il concessionario incaricato della realizzazione dell'opera pubblica. L'amministrazione, nell'esercizio del potere espropriativo, è tenuta a rispettare i principi di buona amministrazione, quali la motivazione adeguata, la correttezza e la proporzionalità dell'azione, senza tuttavia essere vincolata da rapporti negoziali tra privati, che non possono incidere sulla determinazione dell'indennità di espropriazione. Il decreto di esproprio, pertanto, è legittimo laddove risulti adeguatamente motivato e rispettoso dei suddetti principi, a prescindere dall'esistenza di eventuali trattative in corso tra il privato e il concessionario per la cessione volontaria del bene. L'amministrazione, infatti, nell'esercizio del potere espropriativo, è tenuta a perseguire l'interesse pubblico, senza essere condizionata da accordi tra privati, la cui validità ed efficacia non possono incidere sulla legittimità del provvedimento ablativo.