Cassazione penale Sez. I sentenza n. 10589 del 11 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:10589PEN

Massima

Generata da Simpliciter
La sussistenza dell'aggravante del metodo mafioso di cui all'art. 7 del D.L. n. 152 del 1991 richiede che il delitto sia stato commesso avvalendosi concretamente della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della vittima, in modo tale da rendere oggettivamente più agevole la perpetrazione del reato e/o significativamente aumentarne il livello di offensività. Non è sufficiente che il delitto sia stato realizzato in un ambiente a connotazione mafiosa, essendo necessaria la dimostrazione processuale della reale e percepibile esistenza di un'aura di diffusa intimidazione che abbia inciso sulla volontà della vittima. Tuttavia, tale metodo può manifestarsi anche in forma indiretta o implicita, senza necessità che l'esistenza dell'organizzazione criminale sia espressamente menzionata, purché il comportamento dell'agente sia idoneo a richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo quello comunemente ritenuto proprio di chi appartenga ad un sodalizio mafioso. Pertanto, l'aggravante può ritenersi sussistente quando l'aggressione si inserisca in una serie di avvertimenti e minacce nei confronti della vittima, tali da evocare la forza di intimidazione dell'associazione di cui è noto l'appartenenza dell'agente, e produca un effetto di particolare coartazione psicologica sulla persona offesa, aumentandone significativamente il livello di offensività. La mancata denuncia immediata da parte della vittima non integra di per sé il reato di favoreggiamento personale, essendo necessario che al momento dell'omissione vi fossero già a suo carico indizi non equivoci di reità, conosciuti dall'autorità procedente. Infine, in presenza della doppia presunzione di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p., grava sulla difesa l'onere di allegare elementi positivamente valutabili che dimostrino l'inesistenza di esigenze cautelari o la possibilità di soddisfarle con misure diverse dalla custodia cautelare in carcere, senza che il giudice abbia l'obbligo di una motivazione rafforzata sull'attualità del pericolo di reiterazione del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MAZZEI Antonella - Presidente

Dott. SANDRINI Enrico G. - Consigliere

Dott. SARACENO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ROCCHI Giaco - rel. Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 02/10/2018 del TRIB. LIBERTA' di LECCE;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. GIACOMO ROCCHI;
lette/sentite le conclusioni del PG, Dott. TOCCI STEFANO;
Il PG conclude chiedendo il rigetto del ricorso;
udito il difensore;
E' presente l'avvocato (OMISSIS) del foro di LECCE in difesa di:
(OMISSIS);
E' presente l'avvocato (OMISSIS) del foro di LECCE in difesa di:
(OMISSIS);
I difen…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.