Il principio di prossimità degli impianti di recupero dei rifiuti, pur non rappresentando un obbligo normativo cogente, costituisce un criterio legittimo di organizzazione del servizio pubblico di gestione dei rifiuti, in quanto idoneo a contemperare le esigenze di tutela ambientale, di efficienza ed economicità della filiera di raccolta e trattamento, nonché di libera concorrenza. Pertanto, la previsione di un limite chilometrico massimo per l'ubicazione degli impianti di destinazione finale dei rifiuti organici oggetto di appalto, accompagnata dalla possibilità per gli operatori economici di avvalersi di centri di stoccaggio intermedi entro la medesima distanza, non costituisce una clausola escludente né una restrizione irragionevole della concorrenza, rientrando nella discrezionalità della stazione appaltante la definizione dei requisiti di partecipazione e delle modalità organizzative del servizio, purché rispondenti a criteri di proporzionalità e ragionevolezza rispetto alle specifiche esigenze dell'affidamento. Il principio di prossimità, in questo contesto, opera nel senso di favorire una gestione efficace della filiera dei rifiuti, contemperando la necessità di erogare correttamente il servizio pubblico di raccolta urbana, il valore economico e la possibilità di recupero della frazione organica, con le esigenze di tutela ambientale e di efficiente allocazione delle risorse dell'ente appaltante.