Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 13690 del 6 maggio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:13690PEN

Massima

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La coltivazione non autorizzata di piante dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti integra il reato previsto dall'art. 73, comma 5, del D.P.R. n. 309/1990, a prescindere dalla quantità di principio attivo ricavabile nell'immediato, essendo sufficiente che le piante appartengano al tipo botanico previsto dalla legge e siano coltivate in modo tale da essere in grado di produrre sostanza stupefacente, anche in misura minima. Ciò in quanto il bene giuridico tutelato dalla norma non è solo la salute pubblica, ma anche la necessaria tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico a fronte del non preventivabile incremento della diffusione di sostanze psicotrope attraverso condotte che si pongono a monte rispetto alla loro immissione sul mercato. Pertanto, ai fini della punibilità, è irrilevante l'assenza di principio attivo ricavabile nell'immediato, essendo sufficiente che le modalità di coltivazione siano idonee a consentire il raggiungimento della maturazione delle piante e la conseguente produzione di sostanza dotata di effetti droganti, anche in misura modesta, in quanto il "coltivare" attiene all'intero ciclo evolutivo dell'organismo biologico. Inoltre, la concreta offensività della condotta non è esclusa neppure dal mancato compimento del processo di maturazione dei vegetali, se gli arbusti sono prevedibilmente in grado di rendere, all'esito di un fisiologico sviluppo, quantità significative di prodotto dotato di effetti droganti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALVANESE Ersilia - Presidente

Dott. AMOROSO Riccardo - Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

Dott. COSTANTINI Antonio - rel. Consigliere

Dott. VIGNA ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 07/12/2018 della Corte di appello di Firenze;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS), a mezzo del difensore (OMISSIS), ricorre avverso la sentenza emessa dalla Corte di appello di Firenze che, in parziale…

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