Cassazione penale Sez. V sentenza n. 18699 del 12 maggio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:18699PEN

Massima

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Il reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p. è un reato di pericolo, per la cui configurazione non è necessario che la persona offesa sia stata effettivamente intimidita dalla minaccia, essendo sufficiente che le espressioni utilizzate dall'agente siano astrattamente idonee a incutere timore. Tuttavia, ai fini della sussistenza del reato, è necessario che le frasi attribuite all'imputato presentino un carattere oggettivamente minaccioso e non si risolvano in meri comportamenti provocatori o espressioni di disapprovazione, valutati alla luce della dinamica dei fatti e del contesto in cui sono state pronunciate. In assenza di tale idoneità intimidatoria delle espressioni utilizzate, il fatto non può ritenersi sussistente, a prescindere dall'effettiva intimidazione subita dalla persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - rel. Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

Dott. FRANCOLINI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/11/2017 della Corte d'appello di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Luca Pistorelli;
lette la requisitoria del Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Di Leo Giovanni, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata la Corte di Appello di Catanzaro …

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