Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19258 del 17 maggio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:19258PEN

Massima

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Il diritto di difesa, pur essendo ampiamente riconosciuto e tutelato, non può essere esercitato in modo abusivo o strumentale, attraverso l'incolpazione falsa e consapevole di un soggetto innocente. Il delitto di calunnia si configura quando l'imputato, nell'ambito di un procedimento giudiziario, formula accuse mendaci nei confronti di una persona, nella piena consapevolezza della sua innocenza, oltrepassando i limiti funzionali posti dalla legge all'esercizio del diritto di difesa. In tali casi, la falsità delle accuse e la prova dell'assenza di buona fede dell'imputato, desumibile anche da elementi indiziari come la mancata deduzione di circostanze rilevanti nel precedente procedimento, integrano gli elementi costitutivi del delitto di calunnia, nonostante l'imputato agisca nella sua veste di difensore di sé stesso. Tuttavia, l'estinzione del reato per intervenuta prescrizione, pur non incidendo sulle statuizioni civili, impone l'annullamento della sentenza di condanna, senza possibilità di un nuovo giudizio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

RU. Do. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza del 19 aprile 2010 emessa d((omissis)) d'appello di Venezia;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;

sentita la relazione del consigliere dott. ((omissis));

sentito il sostituto procuratore generale, dott. ((omissis)), che ha chiesto l'annullamento senza rinvio della sentenza perche' il fatto non costituisce reato, con revoca delle statuizioni civil…

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