Il diniego di rilascio della patente di guida ai sensi dell'art. 120, commi 1 e 2, del Codice della Strada, così come il provvedimento di revoca della patente, non esprimono esercizio di discrezionalità amministrativa, ma costituiscono atti dovuti, in presenza dei presupposti di legge, in quanto l'Amministrazione competente deve limitarsi ad accertare la sussistenza dei requisiti morali prescritti dalla norma. Pertanto, la controversia relativa a tali provvedimenti, incidenti su una posizione di diritto soggettivo del privato, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, in osservanza dei comuni criteri di riparto, non configurandosi alcuna spendita di poteri discrezionali da parte dell'Amministrazione. Analogamente, anche il diniego di ammissione all'esame di guida ai sensi dell'art. 219, comma 3-ter, del Codice della Strada, attesa la natura vincolata dell'attività amministrativa, dà luogo a una posizione di diritto soggettivo tutelabile innanzi al giudice ordinario.