Cassazione penale Sez. I sentenza n. 37266 del 8 settembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:37266PEN

Massima

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Il tentativo di omicidio si configura quando l'agente, pur non avendo raggiunto l'evento morte, abbia posto in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte della vittima, desumibili dalla natura del mezzo utilizzato, dalla zona del corpo colpita e dalla gravità delle lesioni prodotte, anche se la morte non si è verificata per cause indipendenti dalla volontà dell'agente. L'animus necandi può essere desunto dalla modalità dell'azione, dalla forza e determinazione con cui è stata inferta la ferita, nonché dalla zona del corpo attinta, senza che sia necessario accertare che l'agente abbia preso in considerazione l'evento morte come unico risultato o come conseguenza certa o altamente probabile della sua condotta, essendo sufficiente la mera accettazione del rischio. Il giudizio di idoneità degli atti in funzione omicidiaria deve essere compiuto con riferimento alla situazione concreta in cui si è trovato l'agente al momento dell'azione, sulla base di una prognosi ex post, senza che rilevi il fatto che la vittima non sia effettivamente deceduta a causa di fattori indipendenti dalla volontà dell'agente. Ai fini della configurabilità del tentativo di omicidio, non è necessario che la vittima versi in pericolo di vita, essendo sufficiente che gli atti posti in essere dall'agente siano idonei a cagionare la morte, secondo un giudizio prognostico ex ante. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione degli elementi probatori, che è sottratta al sindacato di legittimità se immune da vizi logici e giuridici. Nel giudizio abbreviato, la prova sollecitata dall'imputato con la richiesta condizionata di accesso al rito deve essere integrativa e non sostitutiva rispetto al materiale già raccolto, e può essere considerata "necessaria" solo quando risulta indispensabile ai fini di un solido e decisivo supporto logico-valutativo per la deliberazione in merito ad un qualsiasi aspetto della "res iudicanda".

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. CAPRIOGLIO Piera M. - rel. Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1535/2013 CORTE APPELLO di ROMA, del 02/07/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/07/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PIERA' MARIA SEVERINA CAPRIOGLIO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. CANEVELLI Paolo che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) del foro di (OMISSIS).

RITENUTO IN FATTO

1.…

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