Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 27766 del 27 giugno 2023

ECLI:IT:CASS:2023:27766PEN

Massima

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Il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990 si configura quando sussistono i seguenti elementi essenziali: a) l'esistenza di un gruppo composto da almeno tre persone tra loro vincolate da un patto associativo, anche informale e non contestuale, avente ad oggetto un programma criminoso di compimento di una serie indeterminata di reati in materia di stupefacenti, da realizzare attraverso il coordinamento degli apporti personali; b) la disponibilità da parte del sodalizio, con sufficiente stabilità, di risorse umane e materiali per una credibile attuazione del programma associativo; c) un apporto individuale apprezzabile e non episodico degli associati, a conoscenza quantomeno dei tratti essenziali del sodalizio, che integri un contributo alla stabilità dell'unione illecita. Non è richiesta la conoscenza reciproca fra tutti gli associati, essendo sufficiente la consapevolezza e la volontà di partecipare, assieme ad almeno altre due persone aventi la stessa consapevolezza e volontà, ad una società criminosa strutturata e finalizzata secondo lo schema legale. La prova dello svolgimento di un'attività sistematica e continuativa di cessione di sostanze stupefacenti per un apprezzabile periodo temporale può essere raggiunta anche nel caso in cui risultino dimostrate soltanto alcune cessioni, monitorate attraverso servizi di intercettazione di conversazioni, quando le stesse sono collegate probatoriamente alle altre condotte contestate, non occorrendo riscontrare tutti i singoli episodi, specie quando tali fatti coinvolgano le medesime persone, si presentino omogenei e risultino avvinti tra loro da continuità cronologica. Ai fini del giudizio di intraneità di un soggetto al sodalizio, il giudice può desumere i requisiti della stabilità del vincolo associativo, trascendente la commissione dei singoli reati fine, e dell'indeterminatezza del programma criminoso, dal susseguirsi ininterrotto, per un apprezzabile lasso di tempo, delle condotte integranti detti reati ad opera di soggetti stabilmente collegati, proprio perché attraverso essi si manifesta in concreto l'operatività dell'associazione medesima. Quanto alle esigenze cautelari, il pericolo concreto ed attuale di reiterazione dei reati può essere desunto da elementi quali le modalità del fatto, indicative di proclività a delinquere, la condivisione dei reati con altri correi, anche familiari, e con fornitori ben organizzati, l'organizzazione della condotta criminosa a livello interregionale e in un lasso di tempo considerevole, con disponibilità di ingenti quantitativi di droga, il coinvolgimento del nucleo familiare, il degradato contesto sociale di riferimento connotato da frequentazioni con soggetti di elevata pericolosità sociale, l'assenza di segni di ravvedimento, il rinvenimento nella disponibilità dell'indagato di elevate somme di denaro di cui non abbia fornito giustificazioni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PICCIALLI Patrizia - Presidente

Dott. FERRANTI Donatella - Consigliere

Dott. VIGNALE Lucia - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - rel. Consigliere

Dott. CIRESE Marina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 04/01/2023 del TRIB. LIBERTA' MINORI di CATANIA;
udita la relazione svolta dal Consigliere ALDO ESPOSITO;
lette le conclusioni del PG FERDINANDO LIGNOLA, che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;
letta la memoria dell'avv. (OMISSIS), n. q. di difensore di fiducia dell'indagato, che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza in epigrafe, il Tribunale …

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