Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 34510 del 8 agosto 2013

ECLI:IT:CASS:2013:34510PEN

Massima

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Il titolare di un'attività di amministrazione di beni immobili per conto di terzi, che minaccia il conduttore di un immobile al fine di indurlo al rilascio dello stesso, commette il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, non potendo avvalersi di vie di fatto per ottenere il risultato che avrebbe dovuto chiedere in sede giurisdizionale. La valutazione della credibilità dei testimoni e della congruità della pena irrogata rientra nell'ambito della discrezionalità del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata, così come la mancata applicazione della recidiva, quando la relativa richiesta in sede di impugnazione sia stata formulata al solo fine di ottenere una riduzione della pena. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che l'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, mediante minacce o violenze per ottenere il rilascio di un immobile, integra un reato perseguibile penalmente, non potendosi ricorrere a vie di fatto in alternativa all'azione giudiziaria, a prescindere dalla regolarità dell'attività lavorativa del soggetto agente e dalla risalenza dei suoi precedenti penali, i quali possono al più rilevare ai fini della determinazione della pena nel rispetto dei criteri di individualizzazione della stessa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. DE STEFANO Pierlui - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) n. (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 5859/2009 del 29/1/2013 della CORTE DI APPELLO DI MILANO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. PIERLUIGI DI STEFANO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GIOVANNI D'ANGELO che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

MOTIVI DELLA DECISIONE

La Corte di Appello di Milano con sentenza del 29 gennaio 2013 confermava in punto di responsabilita…

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