L'ordine di demolizione di opere edilizie abusive costituisce un atto dovuto e vincolato dell'amministrazione comunale, che non richiede una specifica motivazione sull'interesse pubblico sotteso, né una comparazione con gli interessi privati coinvolti. La natura pertinenziale di un'opera edilizia, ai fini dell'esenzione dal titolo abilitativo, è configurabile solo per interventi di modesta entità e accessori rispetto all'edificio principale, mentre non ricorre quando siano realizzati nuovi volumi su aree diverse o opere che alterino la sagoma dell'edificio assentito. L'ordine di demolizione non può essere eluso in virtù del mero decorso del tempo, non essendo configurabile un affidamento tutelabile alla conservazione di una situazione di illecito permanente. Tuttavia, qualora l'opera abusiva rientri tra gli interventi soggetti a SCIA ai sensi dell'art. 22 del D.P.R. 380/2001, e non risultino violazioni di prescrizioni edilizie o urbanistiche né la presenza di vincoli paesaggistici, la sanzione applicabile è quella pecuniaria prevista dall'art. 37 del medesimo decreto, e non l'ordine di demolizione.