Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 27079 del 13 luglio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:27079PEN

Massima

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Il dolo di calunnia sussiste quando l'imputato, consapevole dell'innocenza della persona falsamente accusata, presenta una denuncia o querela contenente accuse contrarie al vero, al fine di incolparla di reati che non ha commesso, alterando o occultando elementi probatori a suo carico. Tale condotta integra il reato di calunnia, anche qualora l'imputato abbia agito per sottrarsi al pagamento di una provvigione dovuta, mediante la cancellazione o la manipolazione di clausole contrattuali. La Corte di Cassazione, nel valutare la sussistenza del dolo di calunnia, tiene conto della condotta complessiva dell'imputato, come l'aver impedito la lettura delle reali parole cancellate sulla copia del documento in suo possesso, al fine di avvalorare il prospettato intento decettivo. Pertanto, il dolo di calunnia può essere desunto anche dalla presenza di elementi probatori che dimostrino la consapevolezza dell'imputato circa l'innocenza della persona falsamente accusata e la sua volontà di incolparla comunque, indipendentemente dalla motivazione sottostante.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - rel. Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ma. Gi. , nato il (OMESSO);

avverso la sentenza 27 marzo 2008 della Corte di appello di Brescia che ha confermato la sentenza 8 ottobre 2002 del Tribunale di Brescia, di condanna per il delitto di calunnia in danno di Pe. Ma. ;

Visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere Dr. ((omissis));

Sentito il Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Procur…

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