Cassazione penale Sez. I sentenza n. 6640 del 20 febbraio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:6640PEN

Massima

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Il reato associativo e il reato fine, pur commessi in costanza di partecipazione alla medesima associazione criminosa, non si pongono necessariamente in rapporto di continuazione, qualora il reato fine sia frutto di circostanze estemporanee e non sia stato progettato nelle sue linee essenziali già al momento della costituzione dell'associazione o dell'ingresso del soggetto in essa. Pertanto, ai fini della continuazione tra i due reati, è necessario che il reato fine sia stato programmato ab initio come parte integrante del programma criminoso associativo, non essendo sufficiente la mera strumentalità del reato fine rispetto alle esigenze dell'associazione. Il giudice dell'esecuzione, valutando le sentenze di cognizione, può legittimamente escludere la continuazione tra il reato associativo e il reato fine, qualora accerti che quest'ultimo sia stato determinato da circostanze impreviste e non rientranti nel progetto criminoso originario.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - rel. Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. MAZZEI Antonella - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS), N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 389/2011 GIP TRIBUNALE di CATANIA, del 24/05/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. UMBERTO ZAMPETTI;

lette le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), che ha chiesto declaratoria di inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza in data 24.05.2011 il Gip del Tribunale di Catania, in funzione di giudice dell'es…

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