Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 39011 del 16 ottobre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:39011PEN

Massima

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La falsa denuncia di smarrimento di un assegno bancario, pur in assenza di una specifica accusa nei confronti di un soggetto determinato, integra il reato di calunnia in quanto implica l'avvio di indagini su possibili reati commessi da chi ne verrà trovato in possesso, esponendo così il legittimo detentore del titolo al pericolo di essere perseguito d'ufficio per il reato di furto aggravato o di ricettazione. Tale condotta è caratterizzata dalla consapevolezza dell'autore di simulare una circostanza idonea a far sì che il soggetto al quale l'assegno è stato legittimamente trasmesso e che in buona fede lo ha girato o posto all'incasso, si trovi esposto a tale pericolo. La sentenza di condanna per il reato di calunnia può fondarsi sulla prova della falsità della denuncia di smarrimento, desumibile anche dalla dichiarazione sottoscritta dall'imputato in cui ammette di aver denunciato falsamente lo smarrimento del titolo e si impegna a risarcire i danni cagionati a terzi, nonché dalla perizia grafica che ne attesta l'autenticità. La valutazione degli elementi probatori operata dal giudice di merito, se adeguatamente motivata e priva di vizi di contraddittorietà o manifesta illogicità, non è sindacabile in sede di legittimità, essendo preclusa un'interpretazione alternativa degli stessi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. DOGLIOTTI Massimo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) BI. DI. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 16/03/2006 CORTE APPELLO di FIRENZE;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. MILO NICOLA;

udito il P.G. in persona del Dr. ((omissis)), che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso;

non e' comparso il difensore.

FATTO E DIRITTO

La Corte d'Appello di Firenze, con…

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