Il provvedimento reso sulla denuncia di irregolarità nella gestione di una società ai sensi dell'art. 2409 c.c., ancorché comporti la revoca degli amministratori e la nomina di un amministratore giudiziario, ha natura cautelare e provvisoria, non decide in modo definitivo sui diritti soggettivi delle parti, e pertanto non è impugnabile con ricorso per cassazione, salvo per la parte relativa alla condanna alle spese. Tale principio non incontra deroga nemmeno quando la corte d'appello abbia risolto in senso positivo o negativo questioni inerenti all'ammissibilità del procedimento, incluse quelle relative alla legittimazione dei denunzianti, in quanto la pronuncia sull'osservanza delle norme che regolano il processo ha la medesima natura dell'atto giurisdizionale per cui il processo è predisposto. Inoltre, la relazione prevista dall'art. 380-bis c.p.c., che indica al collegio la possibile ricorrenza delle condizioni per la decisione in camera di consiglio, non costituisce un segmento di decisione sottoposto all'approvazione del collegio, né una qualificata opinione versata agli atti, ma una mera proposta di definizione processuale accelerata, che non lede i principi di imparzialità e terzietà del giudice, in assenza di un rapporto impugnatorio tra la decisione adottata e il momento sindacatorio o di controllo sulla stessa.