Cassazione penale Sez. I sentenza n. 22714 del 7 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:22714PEN

Massima

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La partecipazione all'associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, ai sensi dell'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990, può essere desunta anche dalla commissione di singoli episodi criminosi, purché tali condotte, per le loro connotazioni, siano in grado di attestare, al di là di ogni ragionevole dubbio e secondo massime di comune esperienza, un ruolo specifico della persona, funzionale all'associazione e alle sue dinamiche operative e di crescita criminale, e le stesse siano espressione non occasionale dell'adesione al sodalizio criminoso e alle sue sorti, con l'immanente coscienza e volontà dell'autore di farne parte e di contribuire al suo illecito sviluppo. Inoltre, l'elemento oggettivo del reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti prescinde dal numero di volte in cui il singolo partecipante ha personalmente provveduto allo spaccio, per cui il coinvolgimento in un solo episodio di cessione di droga non è incompatibile con l'affermata partecipazione dell'agente all'organizzazione di cui si è consapevolmente servito per commettere il fatto. Ai fini della configurabilità dell'associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, non è richiesta l'esistenza di un'articolata e complessa organizzazione, connotata da una struttura gerarchica con specifici ruoli direttivi e dotata di disponibilità finanziarie e strumentali per un'estesa attività di commercio di stupefacenti, ma è sufficiente anche un'elementare predisposizione di mezzi, pur occasionalmente forniti da taluno degli associati o compartecipi, sempre che gli stessi siano in concreto idonei a realizzare in modo permanente il programma delinquenziale oggetto del vincolo associativo. Neppure è richiesto, con riferimento alla configurabilità dell'associazione ex art. 74 del D.P.R. n. 309/1990, un patto espresso fra gli associati, ben potendo desumersi la prova del vincolo dalle modalità esecutive dei reati-fine e dalla loro ripetizione, dai rapporti tra gli autori, dalla ripartizione dei ruoli fra i vari soggetti in vista del raggiungimento di un comune obiettivo e dall'esistenza di una struttura organizzativa, sia pure non particolarmente complessa e sofisticata, indicativa della continuità temporale del vincolo criminale. Ai fini della sussistenza delle esigenze cautelari, nel caso di reati associativi in materia di stupefacenti, trova applicazione la disciplina di rigore di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p., in ragione della quale il giudice può desumere le esigenze cautelari di cui all'art. 274, lett. c), c.p.p. dall'accertato protrarsi dell'operatività del sodalizio, dalla personalità dell'indagato, dal ruolo svolto con certezza di braccio violento dell'associazione, dal comportamento processuale volto a sminuire la rilevanza delle sue condotte e di quelle del suo capo, dati tutti convergenti verso una giustificata prognosi negativa circa il pericolo di comportamenti recidivanti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. BONITO Francesco M.S - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. CAPRIOGLIO Piera M.S. - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DE. NO. RO. MA. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 1630/2010 TRIB. LIBERTA' di BARI, del 08/11/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO MARIA SILVIO BONITO;

sentite le conclusioni del PG, Dott. MONETTI Vito il quale ha chiesto il rigetto.

LA CORTE OSSERVA IN FATTO ED IN DIRITTO

1. Con ordinanza del di 8 novembre 2010 il Tribunale di Bari, in funzione di giudice del riesame, …

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