Cassazione penale Sez. I sentenza n. 21635 del 31 maggio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:21635PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione aggravata si configura quando la pretesa avanzata dal soggetto attivo, pur riferendosi a un debito legittimamente maturato, assume caratteri di particolare virulenza e si collega a condotte violente e minacciose, tali da rendere la pretesa esorbitante e non tutelabile nelle vie ordinarie. In tali casi, la condotta dell'agente, volta a costringere il soggetto passivo a subire l'imposizione di un'indebita prestazione, integra gli estremi del reato di tentata estorsione, a prescindere dalla sussistenza del requisito dell'ingiusto profitto. Tuttavia, l'aggravante di cui all'art. 7 della L. 203/1991, relativa all'agevolazione dell'attività di un'associazione di tipo mafioso, non può essere riconosciuta sulla base della mera reazione delle vittime alla condotta tenuta dall'imputato, ma richiede la prova che le minacce e le vessazioni siano concretamente riconducibili a un contesto di intimidazione riferibile a realtà associative di stampo mafioso. In assenza di tali elementi, l'aggravante non può trovare applicazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Presidente

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. BONITO Francesc - rel. Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GR. LU. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 1627/2010 TRIB. LIBERTA' di CATANIA, del 04/10/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO MARIA SILVIO BONITO;

sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.

La Corte:

OSSERVA IN FATTO ED IN DIRITTO

1. Con ordinanza del 4 ottobre 2010 il Tribunale di Catania, in funzione di giudice del riesame, rigettava l'…

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