Cassazione penale Sez. V sentenza n. 40810 del 27 ottobre 2022

ECLI:IT:CASS:2022:40810PEN

Massima

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La confisca di prevenzione, quale misura di carattere patrimoniale e non penale, è assistita da presupposti e garanzie peculiari rispetto a quelli propri del diritto penale. Pertanto, essa soggiace al principio del tempus regit actum, per cui la disciplina applicabile è quella vigente al momento dell'adozione del provvedimento ablativo, senza che trovino applicazione i principi di irretroattività e di divieto di bis in idem dettati per la materia penale dall'art. 7 CEDU. Ciò nondimeno, il giudizio di pericolosità sociale, quale presupposto indefettibile della confisca, deve essere ancorato a dati e fatti oggettivi, secondo un'interpretazione convenzionalmente orientata, richiedendosi l'accertamento del compimento di attività delittuose capaci di produrre reddito e non già di condotte genericamente devianti o denotanti un semplice avvicinamento a contesti delinquenziali. In particolare, con riferimento alla pericolosità generica, il giudice deve verificare che si tratti di delitti commessi abitualmente, che abbiano effettivamente generato profitti in capo al proposto e che costituiscano, o abbiano costituito in una determinata epoca, l'unica, o quantomeno una rilevante, fonte di reddito per il medesimo. Quanto alla pericolosità qualificata, il relativo giudizio poggia sull'accertamento della riconducibilità del proposto a una delle categorie soggettive di cui all'art. 4 cod. antimafia, della sproporzione tra redditi dichiarati e beni di cui il proposto abbia la disponibilità, ovvero che i beni risultino essere frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego. In ogni caso, il giudice è tenuto a verificare che la pericolosità sociale, oltre a essere presupposto ineludibile della confisca, costituisca anche la "misura temporale" del suo ambito applicativo, sicché, con riferimento alla pericolosità generica, sono suscettibili di ablazione soltanto i beni acquistati nell'arco di tempo in cui si è manifestata, mentre, con riferimento alla pericolosità qualificata, il giudice dovrà accertare se questa investa l'intero percorso esistenziale del proposto o se sia individuabile un momento iniziale ed un termine finale, al fine di stabilire se siano suscettibili di ablazione tutti i beni riconducibili al proposto ovvero soltanto quelli ricadenti nel periodo temporale individuato. Infine, il giudizio di pericolosità, anche in caso di applicazione disgiunta della misura patrimoniale, deve essere ancorato a dati e fatti oggettivi secondo un'interpretazione convenzionalmente orientata, in ossequio ai principi di determinatezza del precetto legale e di prevedibilità delle conseguenze personali e patrimoniali, come affermati dalla Corte EDU nella sentenza De Tommaso c. Italia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. BELMONTE Maria T - rel. Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la ordinanza del 17/01/2022 della CORTE di APPELLO di BRESCIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Maria Teresa BELMONTE;
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto procuratore generale, Dott. ZACCO Franca, che ha concluso per l'annullamento dell'ordinanza impugnata.
RITENUTO IN FATTO
1.Con l'ordinanza impugnata, la Cort…

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