La liberazione condizionale può essere concessa ai condannati per delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordinamento costituzionale o per uno dei delitti di cui all'art. 51 c.p.p., comma 3-bis, purché sussistano i seguenti presupposti: a) che il condannato abbia prestato, anche dopo la condanna, una collaborazione importante; b) che sussista il ravvedimento e non vi siano elementi tali da far ritenere l'esistenza di collegamenti con la criminalità organizzata o eversiva; c) che il condannato abbia redatto entro il termine prescritto il verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione; d) che sia stato espiato almeno un quarto della pena inflitta o, in caso di condanna all'ergastolo, almeno dieci anni di pena. Il giudice di sorveglianza, nel valutare la sussistenza del requisito del ravvedimento, deve esaminare la complessiva condotta del condannato durante l'esecuzione della pena, senza limitarsi a considerare la gravità dei reati commessi, ma verificando se l'azione rieducativa abbia effettivamente prodotto il compiuto ravvedimento, tale da escludere ragionevolmente la persistenza di un apprezzabile margine di pericolosità sociale e la conseguente probabilità di reiterazione di comportamenti penalmente illeciti.